Le elezioni in Groenlandia si sono concluse pochi giorni fa. I groenlandesi sono testimoni tangibili degli effetti del clima e delle preoccupazioni per l’ambiente di un popolo che fa della propria terra e della sua conservazione un vanto. Il partito che si opponeva alla costruzione della miniera di Kvanefjeld (il sito stimato il secondo più grande deposito al mondo di terre rare e il sesto più grande deposito di uranio), ha vinto le elezioni. Il responso ci narra che sono stati ribaltati i risultati precedenti e che è stato spodestato il partito che appoggiava la compagnia Greenland Minerals, una società australiana a larga partecipazione cinese dietro al progetto minerario.
gli Inuit vincono: no all’uranio affossa le lobby minerarie mondiali
In Groenlandia gli elettori seppelliscono un importante progetto minerario di estrazione di uranio nel sud del territorio autonomo danese.
E’ oramai chiaro che la questione climatica in Groenlandia (ma non solo) ha effetti sulla società moderna oggi, e non tra cento anni, attraverso un’eco che si propagherà sempre più nei settori economici, ambientali oltre che sociali e politici. Le elezioni sono state vinte dal partito di sinistra ambientalista le elezioni che si sono svolte ieri nel territorio autonomo danese della Groenlandia. Con il 36,6% dei voti, l'Inuit Ataqatigiit (IA), finora all'opposizione, ha vinto i socialdemocratici di Siumut che dominano la vita politica groenlandese dal 1979.
Una notizia passata sotto silenzio che però ha una posta in gioco altissima per gli equilibri mondiali, poiché la montagna di Kuannersuit custodisce uno dei più importanti giacimenti mondiali di terre rare, indispensabili per la produzione di smartphone o auto elettriche. Ma anche di uranio
In Groenlandia il voto ha premiato i Verdi
Dopo una campagna incentrata su un controverso progetto minerario, il voto ha premiato i Verdi che vi si opponevano sostenendo che autorizzare Kuannarsuit, un gigantesco progetto di estrazione di terre rare e uranio, avrebbe danneggiato l'ambiente incontaminato dell'isola. Senza una maggioranza assoluta, lo scenario più probabile è ora che gli ambientalisti si alleino con uno o due piccoli partiti per formare una coalizione di governo.
Attualmente, l’economia della Groenlandia, che dipende dalla Danimarca e della quale è ufficialmente un distretto con governo autonomo, si basa sulla pesca e, in maniera minore, sul turismo - anche questi entrambi legati sempre più in tempi recenti agli effetti del cambiamento climatico. C'è sempre meno ghiaccio nell'Artico, a rischio la sopravvivenza dell'orso polare.
Ma la domanda chiave, a proposito delle terre rare, è se le attività associate ad estrazione e trasporto dei minerali potranno beneficiare le popolazioni locali oltre che essere svolte senza danneggiare l’incontaminato ambiente artico. Visti gli interessi internazionali a mettere le mani sui giacimenti della Groenlandia, appare lontana l’idea che le popolazioni locali riusciranno in qualche modo ad usufruire dell’opportunità offerta loro dalla fusione dei ghiacci e dalla geologia della loro terra madre. A questo va poi aggiunto che le popolazioni indigene non hanno le competenze tecniche e professionali necessarie per svolgere le mansioni necessarie, a causa anche della condizione socio-economica e degli scarsi investimenti da parte del governo per la loro crescita professionale.