La Groenlandia inizia ad apparire sempre più frequentemente sui radar delle cancellerie internazionali perchè è un punto strategico, al centro di Eurasia e Nord America, potenziale e semlice crocevia commerciale. Ma cosa puo' offrire una terra apparentemente così aspra?
La terra ben poco. Il sottosuolo moltissimo: un enorme quantità di ricchezze minerarie ed energetiche.
Petrolio, gas, oro, rubini, diamanti e zinco
Secondo un rapporto dell'US Geological Survey (l'agenzia statale americana che studia il territorio e le dinamiche naturali), nel sottosuolo dell'isola artica sono stati scoperti giacimenti di petrolio e gas - si stima il 13% delle risorse mondiali di petrolio e il 30% di quelle di gas - riserve auree, ma anche rubini, diamanti e zinco: un Eldorado energetico ricoperto dai ghiacci. Ghiacci che si stanno velocemente sciogliendo a causa del surriscaldamento globale e che sta facendo emergere tutte le sue preziose potenzialità.
Risorse non ancora scoperte dal valore di 300-400 miliardi di dollari, secondo il suddetto rapporto.
La febbre artica sta animando sempre di più gli appetiti delle superpotenze planetarie: Russia, Usa e Cina in primis.
Quella iniziata poco tempo fa, con le esternazioni di Trump dell'estete 2019, non è solo una corsa all'oro ma a molte altre risorse (e location) strategiche.
Il simbolo della travolgente trasformazione che sta interessando il Polo Nord è proprio la Groenlandia, la più grande isola del mondo.
Grande sette volte l'Italia, 56 mila abitanti (soprattutto Inuit), geograficamente americana, politicamente danese, fino a qualche decennio fa era una terra semisconosciuta. Troppo distante dal palcoscenico geopolitico mondiale, troppo sottopopolata e troppo fredda. Insomma, troppo "artica".
La Groenlandia, e l'Artico più in generale, è una rotta ambita da più paesi. Alla Cina, che si autodefinisce "stato quasi-artico" e parla di "Via della seta polare". A Washington e alle capitali del vecchio continente, che hanno captato le potenzialità non solo delle nuove rotte commerciali nordiche ma anche delle immense risorse energetiche e minerarie che questi luoghi potrebbero custodire... La Groenlandia fa gola a molti.
Ma anche uranio
La Groenlandia e di conseguenza anche la Danimarca, sembrano sul punto di assumere insieme un ruolo decisivo sul mercato mondiale dell'uranio.
Un'idea che fa paura a gran parte dell'opinione pubblica del Grande nord.
Da anni si sa che il sottosuolo della Groenlandia contiene uranio. Ma era quasi irraggiungibile e rappresentava una sorta di frutto proibito. Da un quarto di secolo la Danimarca ha adottato nei confronti del nucleare una politica di tolleranza zero, ma di recente si è osservato un cambiamento nella politica di Copenaghen. "È il colmo dell'ipocrisia", commenta il responsabile di Greenpeace in Danimarca, Flarup Christiansen, "e questo mentre abbiamo obbligato la Svezia a chiudere una centrale nucleare, perché era troppo vicina al territorio danese".
La Groenlandia, che ha ottenuto una maggiore autonomia nel 2009, può ormai gestire da sola le sue materie prime. Questo è un elemento chiave per capire la situazione attuale: maggiore autonomia significa fra le altre cose che i milioni che affluiscono ogni anno da Copenaghen a Nuuk sono destinati a finire, ed è difficile vivere solo di gamberetti. L'uranio presenta quindi un certo interesse.
Tuttavia la Groenlandia non può decidere da sola: la Danimarca rimane responsabile della politica estera e di difesa dell'isola.
Inoltre la Groenlandia è un'isola di 60mila abitanti e non può assumersi da sola l'onere dello sfruttamento minerario e dell’esportazione.
Per ora il Canada, l'Australia e il Kazakistan sono i grandi paesi esportatori. Ma tenuto conto delle gigantesche riserve locali, anche la Danimarca e la Groenlandia potrebbero entrare nel club. Tuttavia la situazione è molto complicata: "Il mercato dell'uranio è uno dei più opachi del mondo. Come possiamo essere sicuri che questo minerale non venga usato per fabbricare un'arma atomica?
Imbarazzo della Danimarca Ecologista
I danesi, ecologisti e pacifisti, dovranno quindi affrontare un serio problema di immagine: se arriveranno le autorizzazioni, la situazione cambierà in modo radicale e la Danimarca assumerà un ruolo da protagonista sul mercato del nucleare.
Per la Groenlandia, invece, l'obiettivo è molto più grande: oltre all'uranio, il riscaldamento climatico sta rivelando la presenza di altri tesori nel suo sottosuolo.
Ma se si continuerà a vietare lo sfruttamento anche le grandi riserve locali di ferro, rame, oro e terre rare resteranno inutilizzate, mentre i giganti minerari internazionali e paesi come la Corea del sud e la Cina cominciano a interessarsi al loro sfruttamento.
Questa ricchezza in materie prime è al tempo stesso una maledizione e una benedizione, osserva The Copenhagen Post. Con lo scioglimento dei ghiacci i villaggi che vivevano della pesca di gamberetti stanno scomparendo. I gamberetti sono andati più a nord, in cerca di acque più fredde. Di conseguenza aumentano la disoccupazione, l'esodo della popolazione e i suicidi.
Ci si dovrebbe chiedere a questo punto: un pescatore può diventare un minatore?
"Altri paesi come il Canada e la Francia hanno miniere di uranio" afferma Ib Laursen, direttore delle operazioni della compagnia Shell: "Se possono farlo loro, possiamo farlo anche in Groenlandia, possiamo ispirarci ai migliori standard ambientali e metterli in opera qui"
Oomituk condivide la paura di molti nella piccola comunità - popolazione 800 - che le trivellazioni offshore di Shell potrebbero distruggere la catena alimentare su cui fanno affidamento per sopravvivere. Oltre l'80% del cibo mangiato a Point Hope viene catturato dalle persone stesse.
La drammatica necessità di riportare un po' di ossigeno nell'economia groenlandese spinge a spezzare il virtuoso cerchio ecologista cavalcato dalla Danimarca per riportare posti di lavoro e opportunità nella regione.
La nuova rivoluzione industriale Groenlandese
Non puoi fare una frittata senza rompere alcune uova, si dice spesso.
Nonostante anni di promozione del governo, in Groenlandia non sono state attive miniere fino al 2015, ma quest'anno ha visto segnali più forti e probabilemente che l'estrazione mineraria diventerà realtà più concreta. Oltre a rovesciare il divieto di estrazione dell'uranio, il governo della Groenlandia ha concesso nuove importanti licenze minerarie e si vocifera che ci siano molte altre società che probabilmente otterranno nuove e lucrose concessioni.
Come già evidenziato, il cambiamento climatico può anche aiutare ad accelerare lo sviluppo di nuove miniere, rendendo i minerali più accessibili man mano che la calotta glaciale della Groenlandia si scioglie. Se e quando le miniere entreranno in produzione, garantire che i benefici siano massimizzati e le insidie siao evitate sarà una grande sfida per il governo della Groenlandia: certamente non tutti sono sicuri che l'amministrazione groenlandese sia all'altezza.